martedì 2 marzo 2010

Amore incondizionato.




Chissà che cosa si prova quando ti dicono che aspetti un bimbo affetto dalla sindrome di Down..Quello che è successo in questi giorni mi ha fatto riflettere. Un gruppo su facebook che giustifica la violenza sui bambini Down, che invita a un tiro al bersaglio su di loro in quanto esseri inutili, “scemi”, come scritto sulla fronte di quel meraviglioso bambino.. Un gruppo di deboli, ignoranti, ipocriti. Non c’è un termine che possa comunicare la vergogna che ho provato per loro quando ho letto dell’esistenza di quel gruppo.
Ora il gruppo è stato chiuso, dopo le numerose segnalazioni; il problema però purtroppo non si limita solo a facebook. Un gruppo chiuso non significa che questi ragazzi d’ora in poi saranno accettati dalla società.
Personalmente mi fanno tenerezza, non so nemmeno se è giusto. Ma è quello che provo. Mi trasmettono una forza che non posso spiegare. Hanno un coraggio che molti di noi vorrebbero avere. Crescono come noi ma devono affrontare un milione di difficoltà in più sia fisiche che psicologiche. Alcuni bambini sanno essere crudeli, lo sappiamo. Ti sbattono in faccia la tua diversità senza mezzi termini, ti prendono in giro. Non sono tutti così, certo, e non so se questo dipenda dall’educazione, dal carattere.. non lo so. Ma ci sono bambini che difendono i loro amichetti più deboli mettendosi davanti a loro con le braccia incrociate e le gambe ben puntate al terreno. Questi “adulti” maturi e responsabili dovrebbero prendere esempio da loro.
Ora, a parte la violenza ingiustificata, la discriminazione e il fatto che la nostra società non fornisce strutture e servizi adatti alle famiglie – e questo non so se mai cambierà – quello che mi fa pensare è una domanda che ho sentito fare a Sgarbi. Come si fa a decidere se tenere un figlio Down o abortire? Come si fa a decidere qual è la cosa più giusta?Una mamma e un papà dovrebbero comunque metterlo al mondo perché la vita è il dono più meraviglioso che c’è? O non dovrebbero per evitargli (e evitarsi) una vita piena di sofferenze? Io non so qual è la risposta, però posso dirvi cosa ha risposto una ragazza Down, dopo aver educatamente alzato la mano per parlare: “Io ho sempre detto a mia mamma che ringrazio di essere nata nel 1972. Se nascevo qualche anno dopo mi fregava l’amniocentesi”.

2 commenti:

  1. Ti mando una lettera che ho scritto qualche tempo fa.

    Caro Direttore,
    sono il papà di due bambine, di cui una di due anni, con sindrome di Down. Non voglio esprimere giudizi sulle persone coinvolte nelle vicende di questi giorni (la coppia di Milano, il figlio nascosto di Arthur Miller), tuttavia mi sento di dire qualcosa in difesa di quei bambini down che per volontà dei genitori non riescono a nascere.
    In particolare mi rivolgo alle coppie che hanno saputo o sapranno che il figlio che nascerà sarà affetto da questa sindrome. A loro dico: se motivi religiosi o etici non sono sufficienti per decidere di far nascere il bambino o la bambina, almeno, prima di decidere, contattate qualche famiglia che ha tra i figli una persona down, incontrateli.
    Sicuramente molte angosce si attenueranno, e non apparirà più così impossibile far nascere e crescere un piccolo con questo "problema". Dico ancora: non vi sottovalutate, sicuramente troverete in voi e attorno a voi le risorse umane necessarie per affrontare questa avventura dalla quale voi stessi sarete trasformati e in meglio.
    Non voglio negare, semplicisticamente, le difficoltà che vi troverete ad affrontare, ma vi posso assicurare che sarete ripagati da una grande gioia, dalla soddisfazione di ogni piccola conquista che il piccolo (e voi con lui) raggiungerà, dalla simpatia che questi bambini sanno suscitare attorno a loro. Aggiungo poi l'invito a informarsi su tutte le possibilità che la normativa offre a sostegno delle famiglie con un disabile: certo quanto è in atto non è ancora sufficiente, ma qualcosa esiste (legge 104, indennità di accompagno, agevolazioni fiscali, ecc).
    Sulla base della mia esperienza (seppure ancora ai primi passi) posso assicurarvi che la nascita di un bambino/a down non è una tragedia, ma, semmai, l'occasione per tirare fuori il meglio di voi stessi ed allargare i confini, a volte troppo stretti, della nostra società. Pur sapendo che la questione non è solamente di tipo legislativo, quanto piuttosto di mentalità e di valori, secondo me bisogna porsi la domanda di come coniugare l'autodeterminazione della donna e della coppia a (non) essere genitori, con la determinazione di questi bambini – fortissima ve l'assicuro – a voler vivere.

    Francescogiovannelli@gmail.com
    Lettera pubblicata su
    Avvenire
    5 Settembre 2007

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  2. Ciao Francesco, grazie.
    Sei forte, non come loro certo, nessuno può esserlo. Ma l'amore delle tue due figlie ti ripagherà di tutto.
    Sono d'accordo con te, mai decidere a priori, che sia per paura o per pigrizia (perchè purtroppo a volte è anche così). Il fatto di conoscere in prima persona una famiglia con un bimbo down è la cosa più utile che si possa fare per capire che non è impossibile riuscire ad affrontare questa prova. La vita ti mette sempre davanti a delle scelte non facili, ma quando la tua bambina ti chiama papà, immagino che tu ti renda conto che di scelta ce n'è sempre stata soltanto una.

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